Filippo Bacciu - Vescovo di Ozieri

  Il Maestro

II Vicario Capitolare della vedovata sede di Ozieri, rimasta vacante per 5 lustri, dalla morte del cappuccino Mons. Carchero di Guglieri (31-3.-1847) fino all'assunzione alla sede di Mons. Gorrias di Domusnovas Ganales (18-2-1872), ebbe modo di conoscere il Teologo Bacciu, e tra i molti segni della sua stima e benevolenza gli diede pure la facoltà d'insegnamento e l'ufficio tanto faticoso quanto delicato di confessore dei seminaristi. Anche Mons. Corrias, fin dal primo anno del suo episcopato rimase conquiso indovinando in lui un fuoco nascosto che aspetta il momento buono per divampare, e lo confermò nelle cariche affidategli dal suo predecessore.

Dal 1866 al 1875 fu professore di belle lettere nel Ginnasio Comunale di Ozieri e direttore spirituale della gioventù studiosa di quell'istituto. Contemporaneamente disimpegnò l'ufficio di maestro ripetitore al Seminario Tridentino.

Nel 1868 frequentò le conferenze pedagogiche date a Firenze per ordine del Ministero della Pubblica Istruzione agli insegnanti ginnasiali e liceali d'Italia, nel Regio Istituto degli Studi Superiori di perfezionamento. Ebbe come insegnanti rinomati e celebri professori del Regno: Augusto Conti, Villari, Ugdulena e Giuliani per la filosofia, letteratura italiana e latina e per la storia.

Ognuno sa qual difficile compito sia quello di formare gl'individui, e formare le anime nel cammino della perfezione. Quanti errori se non si procede con sufficiente luce, con umiltà, con preghiera e con carità. «L’avvenire è nelle mani del maestro di scuola» V. Hugo - Les Miserables, III, 5, 3, diceva non a torto V. Hugo, e in pari tempo affermava che «i due principali funzionari dello Stato sono la nutrice e il maestro di scuola».V. Hugo - Les Miserables, 1, 5, 2. L'educazione risponderà al suo fìne quando la scuola domestica, illuminata dalla fede, sapientemente s'intrecci era con la pubblica.

Il nostro provetto educatore, spesso incitava, spingeva, spronava: talora anche puniva, i suoi alunni della quarta e quinta ginnasiale, ove abitualmente spezzava il pane della scienza umana. Sapeva che la educazione non consiste soltanto nella dottrina, nell'esempio, nell'esercizio, ma anche nel castigo, perché «chi risparmia il bastone odia suo figlio, chi invece l'ama, gli cerca sollecitamente, una correzione».Bibbia - Proverbi, 13. Dice bene un proverbio latino: « chi ben ama, castiga bene». Quando lo giudicava opportuno, per certi caratteri, non risparmiava la durezza ed il rigore.

«La severità, dice un romanziere inglese, può essere utile ad alcuni caratteri. Quasi rassomiglia a una lima: spiacevole nella sua operazione ma capace di dar la lucentezza ai metalli duri».Mackentie - Man of Feeling, 24.

D'ordinario, nel nostro insegnante, era l'amore che trionfava, la vigile pazienza, l'oculata attenzione di scegliere il momento opportuno per influire, per suggerire e per agire.

Sparta, la dominatrice degli uomini, e Roma, la regina del mondo, educavano dalla culla il guerriero e il cittadino: perciò ebbero popoli di cittadini e di guerrieri. Come s'inclina la pianticella, si inclina l'albero.

Così il nostro solerte educatore, si ingegnava con tutte le sue forze, di ispirare ai giovani l'amore allo studio, e i buoni costumi, cioè, in altre parole «abituava il ragazzo sin dal principio alla retta via, e così quand' anche si sarà invecchiato, non se ne allontanerà ».Bibbia - Proverbi, 2

Allo studio e all'insegnamento dedicò una parentisi molto notevole della sua vita, dal 1866 al 1875. Seppe farsi amare dai suoi studenti soprattutto per quel giovanile vigore che dava alle sue lezioni il carattere dell'interesse e dell'attrattiva. Seguendo lo spirito di San Filippo Neri, di cui era tanto devoto, dei giovani ne teneva in pugno il cuore e la mente, conquistandoli sempre più, con amabilità e vigore.

Dimostrò costantemente moltissima capacità e ottimo metodo nell'insegnare tanto che gli amministratori scolastici, sia comunali che ecclesiastici, gli tributarono maggiori attestazioni di lode, anche per lo zelo grandissimo, pari all' intelligenza e attitudine, con cui sapeva disimpegnare il suo ufficio. In guisa veramente commendevole, sotto ogni rapporto, sapeva soddisfare alle esigenze del pubblico e dei superiori.

                                                
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