Filippo Bacciu - Vescovo di Ozieri

  

Charitas Christi

Mons. Bacciu sapeva che il portare un tesoro per via è lo stesso che voler farselo rapine, e perciò nascondeva con ogni studio le virtù e i doni di cui Dio lo aveva arricchito.

Assunto all’episcopato, appariva non come supe­riore, ma quale compagno, lungi dal gloriarsi della sua dignità.

Amava la virtù, simboleggiata nella viola mammola, che, nascosta fra gli sterpi delle siepi, tramanda un soave profumo, desideroso d’imitare il divino Maestro, che disse a tutti: «Imparate da me che son mansueto ed umile di cuore ».

Memore delle parole di San Matteo, « Dà a chi chiede e non voltar le spalle a chi desidera da te qualche cosa » [1]elargiva liberamente, perché «Chi dona ai poveri, come dice lo steso V. Hugo, dona a Dio»[2]. E quando faceva opere di beneficenza segui­va il consiglio evangelico: «Quarido fai elemosina, la tua sinistra non sappia quello che fa la tua destra»[3]

Prediligeva la povertà che amava non solo con affetto e con la parola, ma anche con l’opera unifor­mandosi cosi a quella povertà sublime messa in pratica da Gesù Cristo che diceva: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli dell’aria i loro nidi: ma il figlio dell’uomo non ha dove posare la testa».

Credo opportuno riportare qui alcune parole, scritte da un giornalista di Ozieri, che, nel 1914, in un quadro sintetico ne fa risaltare i pregi del grande angelo tutelare della diocesi.

Con frequenza rivolgeva la sua parola al suo amato popolo, sia dal pulpito sia per mezzo di lettere pastorali. Alieno dagli onori fu modestissimo in tutto nella vita pubblica come privata, Questa modestia anzi poté talvolta sembrare eccessiva, ma in lui non era ostentazione, bensì vera e propria natura.

Figlio del popolo, del popolo conservò sempre le abi­tudini semplici e la franchezza, per cui aborri dal lusso e dalla cosi detta «etichetta » che giudicava cosa superflua. Questa semplicità gli fu compagna anche nella beneficenza. Mons. Bacciu faceva il bene senza strombazzamenti e senza pretendere elogi.

«La sua mensa episcopale non era ricca e non gli permetteva quindi di largheggiare. Pure non pochi segni restano della sua generosità. La sua cattedrale arricchì di un altare marmoreo dedicato a S. Filippo, e di pregevoli paramenti ed arredi sacri, ed anche ultimamente fece eseguire nella stessa cattedrale, quasi a tutte sue spese, importanti lavori di decorazione in stucco ed oro. Importanti opere di restauro eseguì nella parrocchia del suo paese natio, Buddusò, alla quale, come ad altre parrocchie povere della dio donò paramenti ed arredi. Mons. Bacciu fu il fondatore dell’Istituto delle suore filippine, che ha per scopo di raccogliere ed educare al lavoro le orfane popolane, e questo Istituto egli ha poi sempre sovvenuto fino agli ultimi giorni della sua vita.

E largo sovvenitore fu anche del benemerito ricreatorio San Giuseppe che trovò nel Vescovo un caldo fautore. Ne va dimenticato che quando si fondò a Sassari il giornale «L’Armonia Mons. Bacciu fu uno dei principali oblatori»[4]

Questo quadro fa pensare a quanto non vi è ritratto.

Molte, delle sue opere caritatevoli, perché fatte in silenzio, sono ignorate.

La morte, come uno sprazzo di luce, illuminò alquanto l’opera che egli compiva nell’ombra della disinvolta umiltà. I beneficati conobbero il cuore che egli ebbe quando il cuore cessò di battere. Allora essi parlarono: Si contarono e si scopersero in molti.

L’Istituto delle Filippine per il fondatore non significava un nuovo ordine monastico dedito alla vita contemplativa e claustrale, anacoreta o eremitica, ma una onesta ricreazione procurata alle giovani, lungi dal pericolo della strada, un po' di catechismo, un organismo educativo complesso e completo che abbracciava la pratica di pietà, l’assistenza religiosa, il lavoro, la formazione della gioventù femminile ad una vita veramente cristiana.

La prima superiora, Suor Filippa, al secolo, Lucia Seu, col suo eloquente esempio, con la sua umiltà, santità e zelo attirava sul nuovo, provvidenziale istituto, le benedizioni del cielo, Anche Suor Giuseppina Ghisaura, fedele seguace del moto di San Benedetto da Norcia: «ora et labora», addestrava le affezionate alunne alla preghiera, alla meditazione, all’ago ed al telaio.

Mons. Canepa, nella citata orazione funebre, tenuta ad Ozieri in memoria di Mons. Bacciu, disse: «Non posso dimenticare certamente l’accoglienza fattami nell’agosto del 1910, l’ultima volta lui fu qui per una lieta circostanza, della quale restai incancellabile nel mio cuore la memoria».

Qui allude alle feste celebrate ad Ozieri nei giorni 21 e 22 agosto 1910 per l’inaugurazione solenne dell’oratorio dei Piccoli Operai di San Giuseppe.

Mons. Bacciu benedisse solennemente la bandiera e pronunciò con parola alata «una splendida omelia» Fece da padrino Monis. Canepa e da madrina la signorina Rachele Pietri. La Messa Pontificale venne celebrata dal Vescovo di Nuoro con l’assistenza del Capitolo di Ozieri. I rinomati cantori della Cappella Pontificia, Prof. Alessandro Moreschi, soprano, e Prof. Tonio Comandini, tenore, espressamente chiamati da Rorna, eseguirono, durante la Messa, scelti pezzi di musica sacra strettamente liturgica. La Banda del Ricreatorio oltre di aver prestato lodevole servizio in Chiesa, durante le funzioni religiose, svolse un variato e scelto programma in Piazza Cantareddu, con un riuscitissimo concerto che riuscì, più volte, a strappare gli applausi calorosi del pubblico.

Dal giornale « La Libertà» di Sassari, anno I, N° 21 del 28 agosto 1910 deprendesi che Mons. Bacciu per l’erigendo Ricreatorio concorse «con la cospicua somma di L. 1000».

Mentre per la fondazione dell’Istituto delle Filippine, «erogò dal suo una somma non inferiore alle 10.000 lire, lasciando un ricordo per dopo la sua morte».


[1] San Matteo- Vangelo V. 42.

[2] V. Hugo La feulilles d’automne

[3] San Matteo-Vangelo, VI 3.

 [4] Corriere d’Italia. N° 80 del 22 marzo 1914- Il lutto di Ozieri

                                             
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