Filippo Bacciu - Vescovo di Ozieri  

 
                                                

Verso la méta radiosa 

A otto anni, Filippo, venne ammesso alla prima comunione. Spuntò finalmente l'aurora del più bei giorno della sua vita. Chi sa esprimere quello che avvenne fra Gesù e l'anima quando per la prima volta s'incontrarono nella Santa Comunione?

Ricco delle pili sante disposizioni, caldo d'angelico fervore, giulivo e festante, s'accostò alla mensa eucaristica, riportando anche all'esterno come un riflesso di quella fiamma d'amore che dentro lo consumava.

Il gran sacramento non poteva non produrre il suo frutto spirituale. Un giorno infatti confessò all'Arciprete Teologo Giuseppe Mundula, parroco di Buddusò, e suo maestro di spirito, di sentirsi chiamato alla vocazione sacerdotale. Docile alla voce intima, anelava a questa viva e potente chiamata che lo spingeva a spiccare il volo verso la mèta radiosa.

Il pio confessore lo esortò di raddoppiare le preghiere, ne mancò di presentargli il complesso delle virtù sacerdotali, come pure le privazioni predette da N. S. Gesù Cristo, negli apostoli a tutti i suoi ministri. Filippo rimase irremovibile nella sua decisione, si mostrò disposto a tutti i sacrifici e rispose che per salvarsi l'anima, qualunque sofferenza e disagio gli sembrava leggero e soave.

Il pio e dotto sacerdote, maestro di spirito e facile conoscitore dei giovani, assicuratesi della sodezza di sua vocazione, lo consigliò ad aprirsene coi suoi genitori. A costoro, assidui testimoni delle virtuose inclinazioni del proprio figlio, non potè giungere inaspettato un tal disegno. Il padre avrebbe preferito che anche questo figlio, come gli altri fosse rimasto erede della paterna agiatezza e avesse propagato il suo nome, però non si oppose.

Terminate le scuole elementari, benché fiero della libertà dei soi monti, entrò, contento, nel Regio Ginnasio di Ozieri. Il candore dell'allievo, che armonizzava si bene con gl'ingegno svegiato e con la diligenza, gli acquistò presto la stima, l'affetto degl'insegnanti e l'amore e la riverenza dei condiscepoli.

Nel pieno fiorir della giovinezza, la fiamma dello studio gli si accendeva in cuore e non lo lasciava più e lo avvolgeva come un fuoco divoratore. « A quali opere - ebbe un giorno a, dire un maestro - avrà Dio predestinato questo giovinetto, così docile ed intelligente?».

La diligenza di Filippo a tutti i suoi doveri scolastici non diminuì, in alcuna maniera, 1'adempimento dei doveri di buon cristiano, rendendosi così specchio di virtù alla scolaresca.

I suoi studi divennero sempre più intensi, mirabilmente fecondati da una vigorosa volontà e coronati da notevole progresso. Bacone, filosofo, letterato, uomo distato inglese, rinnovatore del metodo scientifico, uno dei più grandi ingegni di Inghilterra, scrive: « Un giovine di anni può esser, vecchio di ore, se non ha perduto il tempo». Bacon - Essays, Youth and Age

II nostro giovine fuggiva l'ozio, accoppiava, premuroso, all'intelligenza l'applicazione e considerava lo studio come mezzo migliore di far passare il tempo. Compì gli studi classici nel collegio reale di Ozieri.

Giunse così nell' età perfetta nella quale per armonico accordo, si uniscono nell'uomo l'intelligenza che ragiona, l'ardore che eccita, la, prudenza che tempera, la forza che eseguisce. Passò a Sassari per continuare il corso filosofico. Quivi trovava un corpo dì insegnanti scelti e capaci. A Sassari che passava per maestra di sapienza e facondia, la buona tempra dello studio e la santità del cuore non gli furono di troppo per resistere ai pericoli morali, non, scarsi in una grande città.

La grande potenza e tenacità di memoria, unita ad una applicazione non comune, faceva si che la scienza delle supreme cause, dei principii e delle ragioni ultime s'imprimesse profondamente nel suo intelletto.

Goethe, il più grande poeta tedesco, autore fra l'altro del celebre Faust, scrive: «L'attività e ciò che fa felice l'uomo » Goethe .1. W. – Eoigrammatisch. Terminato con successo il corso filosofico entrò in teologia. E cosi le grandi verità religiose, entrando nel suo cuore, vi si imprimevano profondamente e continuavano a rafforzare i fondamenti di quella fede che doveva splendere sì viva in tutta la sua vita ed i principi di quella morale che doveva rendergli naturale la legge del Vangelo.

Le doti squisite del giovine studente diventavano sempre più splendide, più forti, più generose. Col crescere degli anni accumulava, praticandole con costanza, tutte quelle virtù che sono 1'aureola splendida di chi è nella primavera della vita. Latimer, scrittore inglese, attesta : « Nulla è impossibile all'attività» Latimer - Periander of Corinth. Ne la nuova occupazione dello studio per prepararsi al sacerdozio, potè fermare lo slancio della sua anima: anzi le scienze sacre gli servivano di sprone e di incitamento, poiché gli facevano conoscere ed apprezzare meglio Dio e le sue opere meravigliose: gli erano di leva divina per sollevarsi più in alto, verso il cielo verso l'eternità.

Ben a proposito G. Mazzini, nella lettera a Carlo Alberto, scrive : « il segreto della potenza è nella volontà » e Sciller, celebre poeta tragico tedesco, con ferma: «la volontà fa l'uomo grande e piccolo». Schiller - Wallenstein Tod, 4, 8.

Quadrano le parole del moralista inglese Smiles : « La sua vita era, una illustrazione della verità del detto, che quelli che hanno più da fare e hanno voglia di lavorare, hanno più tempo a loro disposizione ».  Smiles - Self-Help, 1.

 

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