9 La Storia dei Camillo

Da Melbourne a Roma

In quest’ultimo periodo, la famiglia aveva conosciuto Sabina Ledda, una donna proveniente da una isola distante e sconosciuta chiamata Sardegna. Quest’isola sarebbe diventata molto importante per la vita futura dei Camillo. Infatti, le parole di Sabina, “Se mai doveste andare in Italia, visitate il mio paese, Santulussurgiu”, hanno cambiato la vita ad alcuni dei Camillo.

Per i Camillo, la vita a Beaconsfield Parade era molto piacevole: sul mare, atmosfera sportiva e salutare. La loro casa si prestava bene ad incontri settimanali con i loro amici e dopo una nuotata c’era sempre un bel barbecue ed infinite giocate di ping-pong. Fra i tanti amici si possono ricordare il console italiano, il marchese Giorgio Serafini e suo figlio, Camillo (primo nome, nessuna parentela), Renato e Bianca Pompei, Iole e Sereno (vedi foto), i Bevini che in seguito torneranno in Italia, Shirley McClean, Fred Gluck, Norma Benjamin, i Venturoni, Peg Macmahon e l’amica carissima d’infanzia di Rina, Fannì Borsari.
  
Fannì Borsari - cliccare per ingrandire

Fannì Cester, sposò un ciclista olympionico, Nino Borsari, ebbe due figli, Diana e Ninino e gestirono i loro due negozi in Lygon Street Carlton, una gioielleria e negozio di  attrezzature sportive.  

A questo punto Dino era stato raggiunto in Australia da molti dei suoi fratelli e sorelle e si vedevono spesso. (Vedi foto di gruppo dei fratelli Camillo e le loro famiglie). La casa di Dino e Rina era sempre aperta la Domenica per ricevere i loro tanti amici e molte celebrità dall’Italia hanno fatto visita di cortesia alla casa Camillo.

  Primo Carnera, scerzando con Nino Borsari, Dino ed un altro wrestler

Per poter terminare gli studi scolastici, Camillo Serafini ha vissuto con i Camillo per sei mesi dopo che sua padre aveva terminato il suo mandato come console, rientrando in Italia.

E’ interessante notare che in Australia, i primi nati degli emigranti italiani spesso rinunciarono alle loro origini italiane rifiutandone completamente la cultura. Lorenzo non è stato una eccezione e sin da piccolo rifiutave di mangiare polenta e spaghetti. A casa Camillo si parlava l’inglese e l’italiano conosciuto dai bambini era qualche parola di dialetto veneto. Fortunatamente, questa fase incominciò a recedere quando Lorenzo accettò, seppur malvolentieri, la sua prima lezione di lingua italiana da Bianca Pompei. Questo è stato il primo passo verso un grande cambiamento in Lorenzo nei confronti dell’Italia. Insieme alle sorelle, passava le vacanze scolastiche a Myrtleford con i nonni. Molte avventure alla “Huckelberry Finn” venivano vissuti  con i vicini fratelli “Bianco”. Per Lorenzo, Myrtleford rappresentava un contatto importante con la comunità italiana.

Il secondo passo si è avverato con l’arrivo di un cugino dall’Italia. Si trattava di Peter Revrenna, figlio di Savina, la sorella della nonna di Lorenzo. Peter era qualche anno più grande e con i suoi racconti dell’Italia, i suoi modi di vestire all’italiana, il suo charme con le donne e la sua bravura come ballerino, affascinò Lorenzo.

Seguendo Peter, sia di giorno che di notte, Lorenzo imparò molto e acquisì una nuova veduta della vita che non necessariamente doveva essere fatto esclusivamente di grandi bevute di birra. Lorenzo diventò talmente entusiasta della cultura e della storia italiana che in seguito avrebbe poi deciso di viverci, mantenendo comunque una certa nostalgia per il suo paese d’origine, l’Australia.

Nel 1958 Dino fece una breve visita a suo padre in Italia. Durante questa visita si è risvegliata in Dino una quasi dimenticata nostalgia per la sua patria d’origine, che non avrebbe mai più cancellato. Durante questo viaggio si incontrò con Yole e Sereno, una coppia di amici che vivevano di fronte alla casa di Beaconsfield Parade. Insieme hanno visitato molti luoghi. Dino ha apprezzato il piacevole ritmo della vita italiana: rilassato con cibo e vino buono, molto diverso dalla Italia prima e dopo la guerra che Dino ricordava. Tornato a Melbourne Dino spesso guardava fuori dalla finestra e diceva, “Ah, ma in Italia …”.

Nel 1960, questa nostalgia lo indusse a intraprendere un altro viaggio in Italia, questa volta insieme a un uomo d’affari, Bill Schier, proprietario di una grande catena di motel in Australia. Lo scopo del viaggio era di valutare quale potenziale vi poteva essere per un motel. Di questo tipo di albergo in Italia ce n’erano ben pochi. Decisero di andare avanti e costruire un motel. Dino ha ceduto la ditta Camillo Bros a suo cugino, Beppi Crema che mantenne negli anni il nome e la tradizione dell’impresa. In seguito i suoi figli, Romeo, Luigi e l’architetto Luciano, si unirono alla ditta. L’impresa divenne una delle più famose e importanti della città di Melbourne. www.crema.com.au

  Beppi Crema

A Roma, Dino acquistò due ettari di terra in una zona strategica, sulla via Aurelia all’incrocio con il Grande Raccordo Anulare ed iniziò a costruire. Ben presto, Dino si scontrò con la burocrazia italiana ma con coraggio proseguì. I permessi arrivarono soltanto dopo che il Motel Boomerang, questo il nome, era già costruito e aperto al pubblico.

  
Il Motel Boomerang a Roma
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Durante gli scavi, furono scoperti delle antiche rovine romane, che vennero velocemente ricoperte per paura che la burocrazia italiana fermasse la costruzione del motel per anni e anni. Per la cronaca, sotto i prati intorno alla piscina sono sepolti dei coperchi di sarcofagi in marmo insieme ad altri reperti. Sul retro, dove Dino teneva un pollaio, si trova la tomba di un dodicenne, probabile abitante della villa romana costruita 2000 anni prima.

Dino e Bill avevano scelto molto bene e il motel era un grande successo. Dino assunse la direzione del motel e fece arrivare dall’Australia la sua famiglia. Jiannina, che aveva 15 anni, frequentò la scuola inglese Saint George’s, Ivana, che ne aveva 16 frequentò l’American Business School e in seguito ha lavorato all’ambasciata canadese per tre anni.  

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