Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena

Relazione alla riunione al Comune di Arzachena del 22 Gennaio 1996

Tutte le bellezze naturali, il mare, le spiagge, la costa demaniale, i tesori dell'arte, i monumenti storici ecc. appartengono alla collettività, a tutti i cittadini, senza eccezioni.

Si può comunque regolare l'accesso a questi beni, anzi si deve regolarlo, proprio per proteggerli, altrimenti l'afflusso incontrollato li può danneggiare. Ma una legge che riserva il godimento di queste cose solo ad una parte della popolazione, scelta in base al Comune di residenza (o al colore degli occhi) deve essere illegittima e quindi nulla.

Quel che è successo, è come se gli abitanti del quartiere dove è ubicato il Colosseo, dovessero fare un accordo con il Ministro dell'Ambiente, stabilendo il Parco Archeologico e proibendo l'accesso al Colosseo ed al Foro Romano, a tutti gli altri residenti di Roma e pure a tutti gli abitanti d'Italia.

L'effetto dell'accordo preso dai Maddalenini ha lo stesso effetto: i residenti di Arzachena, compresi i turisti che vi soggiornano non possono prendere la barca ed andare a fare un bagno alle isole, anzi neanche un giro in barca nelle vicinanze, a meno che non siano accompagnati da un residente di La Maddalena, regolarmente autorizzato a trasportare passeggeri, cioè solo sui barconi per i turisti. Questo equivale, a mio parere, ad un divieto basato su una discriminazione illegittima.

Un altro motivo di illegittimità, potrebbe essere che l'accordo con il Ministro è stato fatto senza sentire i pareri dei Comuni attigui. Non si può non sentire il Comune di Arzachena che ha delle isole a soli 50 e a 200 metri dalle sue sponde.

Con il Parco fatto in questo modo, incorraggiando solo il turismo di massa, si distrugge il turismo di qualità che abbiamo avuto finora e significa la fine della Costa Smeralda che noi ora conosciamo. Privare il turista del godimento del mare, e colui che ha investito nell'acquisto della sua casa vacanza, proprio in considerazione della vicinanza e fruibilità delle isole, sarebbe un suicidio collettivo per tutti quelli che lavorano nell'industria turistica in questi Comuni limitrofi.

Si tratta di un vero scippo, del mare e delle isole, agli abitanti di questi Comuni e si rischia di mettere in ginocchio il futuro sviluppo di tutta la zona.

Auspico invece che un nuovo accordo per il Parco, si concentri più sul regolamentare seriamente la velocità dei bolidi del mare e ponga un divieto assoluto allo scarico in mare delle acque inquinate dalle barche, come già esiste in altri parti civili del mondo e che sia un accordo che porti prosperità a tutta la Gallura, sempre nel rispetto della natura.

Dr. L. Camillo

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